Spumanti dal fondo degli abissi

Il libro più venduto tra i vignaioli non è, come si potrebbe ipotizzare, “Il Vino: come farlo sempre più buono” e nemmeno “Trattato elementare di enologia” ma un più concreto “Il Marketing del vino nel futuro prossimo venturo”.

No, non pensate all’utile testo di Rouzet e Seguin, immaginate invece qualcosa di scritto e pensato da Julius Verne, un’idea elaborata per dare vita alle fantasie più sfrenate. Qualche esempio? Musiche di Mozart diffuse da altoparlanti Bose nei vigneti (meglio le Klipsch comunque), vini spediti su Marte o affinati in orbite circolari attorno alla Terra, oppure calati nell’acceleratore di particelle del Cern, o magari legati al telaio di una Ferrari F1.

Tra queste la formula che ha riscosso più successo è quella legata all’affinamento nelle profondità del mare. Non ho evidenze scientifiche al riguardo (se ci sono studi che comprovino qualunque effetto, segnalatemeli) e, a conti fatti, a me paiono più delle belle trovate di marketing che delle alternative vere e proprie. Se non vado errato la prima azienda a provarci è stata Bisson con il suo Spumante Abissi affinato a 60 metri di profondità alla temperatura di 15°. Vino che ebbi occasione di assaggiare, naturalmente. Poi anche la ravennate Tenuta del Paguro: in questo caso si tratta di una intera linea di vini fermi. L’amico e collega Giulio Balsarin me ne fece assaggiare un paio e, se non ricordo male, portò a titolo di comparazione una coppia degli stessi vini affinati in modo tradizionale. Non rilevai alcuna differenza degna di nota, a essere onesti.

A tal proposito, una decina di anni fa fece notizia il ritrovamento di un carico di Champagne destinato a Pietro il Grande da parte del Re Luigi XVI. Cito da Wine News: “Lo champagne più antico del mondo? In fondo al mare. Le 168 bottiglie di champagne naufragate nell’Ottocento e riemerse dal Mar Baltico nel 2010, sono state nelle profonde e fredde acque di fronte alle isole finlandesi di Aaland per 200 anni, come un vero e proprio tesoro che si rispetti, e oggi tornano casa, a Reims in Francia, dove ci sarà la degustazione di una di queste bottiglie da parte di Dominique Demarville, chef de cave di Veuve Clicquot Ponsardin, griffe di 47 delle bollicine sommerse, salvate dalla ridotta profondità, 55 metri, dalla temperatura di 5 gradi, dalla pressione costante e dalla poca luminosità dell’insolita “cantina” che le custodiva. “Lo champagne in questione sarebbe sopravvissuto al naufragio del carico che pare fosse destinato alla corte russa dello Zar Pietro il Grande da parte di Luigi XVI, e dopo 200 anni sono tornate alla luce. Si tratta di 168 bottiglie, 47 Ponsardin e almeno 120 marchiate Juglar, che all’epoca apparteneva alla Maison Jacquesson, che, potrebbero avere un enorme valore come spiega l’enologa Ella Grussner Cromwell-Morgan dopo aver analizzato il liquido interno alle bottiglie: “se la data e la provenienza delle bottiglie ritrovate nel Baltico fossero confermate si tratterebbe del più vecchio champagne del mondo e potrebbe valere centinaia di migliaia di euro la bottiglia”.

Restano in terra nostrana, credo che il primo Spumante a dimora nel nostro Adriatico lo si debba alla Tenuta Casali. Il vino si chiama Ondina33 ed è un’edizione limitata dello spumante Villa Zappi. Fermentato in bottiglia, non sboccato, affina per almeno 12 mesi sul fondo del mar Adriatico, a cinquanta metri di profondità, all’interno di un relitto sommerso, il Cargo Anni. Le uve provengono dal vigneto Palazzina impiantate nel 1991. Esposte a sud-est, a 160 m slm su terreno di medio impasto ghiaioso. Vendemmia manuale con rese di 11 t/ha. Vinificazione a freddo con pressatura soffice e decantazione statica. Fermentazione in autoclave e affinamento di12 mesi all’ interno del relitto del Cargo Anni che si trova a 50 m di profondità in Adriatico Grado alcolico: 11,5%vol. Produzione annuale: 238 bottiglie. Questi i dati essenziali, per le note di assaggio passo. Assaggiare un vino del genere deve essere una esperienza personale e multidisciplinare.


Giovanni Solaroli
Giornalista, degustatore ufficiale, docente AIS, per anni è stato il referente per la Romagna della Guida Ais nazionale Vitae. E' co-autore del primo e unico libro interamente dedicato all’Albana di Romagna.
giovannisolaroli@gmail.com

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