Troppi errori: ripensiamo il vino nella ristorazione!

Nel mio percorso venticinquennale nel cuore pulsante della ristorazione, ho avuto il privilegio di osservare da vicino le dinamiche del mondo del vino. È un universo affascinante, che incarna la storia, la cultura e le tradizioni del nostro paese. Tuttavia non possiamo nasconderci che negli ultimi anni abbiamo assistito a una deriva, a una serie di scelte che hanno allontanato il consumatore e messo in discussione il vero valore di questa bevanda millenaria.

È giunto il momento di una riflessione profonda, di una provocazione che ci spinga a ripensare il nostro approccio. Uno degli errori più eclatanti è stata l'escalation incontrollata dei prezzi. Ci siamo trovati di fronte a etichette i cui ricarichi superavano ogni logica, trasformando il vino da elemento di convivialità a status symbol inaccessibile. Questa rincorsa al "caro a tutti i costi" ha creato una bolla speculativa, gonfiata da una percezione distorta del lusso e dell'esclusività.

Il risultato? Un calo sensibile dei consumi, con molti che hanno preferito ripiegare su altre bevande o, peggio, rinunciare del tutto al piacere di un buon calice a tavola. È stata una ferita autoinflitta, un tradimento della sua natura popolare e democratica. Le mode, poi, hanno giocato un ruolo ambiguo, a volte persino dannoso. Pensiamo alla ricerca spasmodica del "vino perfetto" in base a parametri standardizzati, spesso imposti da critici e guide che, pur con le migliori intenzioni, hanno finito per omologare i gusti e penalizzare la diversità. Quanti piccoli produttori, con vini di carattere e unicità, sono stati ignorati perché non rientravano nei canoni prestabiliti?

Questa uniformità ha soffocato la creatività, ha spento la curiosità del consumatore e ha trasformato il vino in un prodotto seriale, privo di anima. E che dire delle forzature che hanno spinto all'estremo alcune tecniche produttive, a scapito della naturalezza e della territorialità? Spesso, in nome di un'innovazione mal interpretata, si è persa l'essenza stessa del vino, la sua capacità di raccontare una storia, un luogo.

La provocazione che lancio è questa: siamo davvero sicuri che il consumatore desideri ancora il "vino inarrivabile"? O piuttosto non stia cercando autenticità, trasparenza e un prezzo onesto? Credo fermamente che oggi ci stiamo muovendo verso un'era di "modestia", non intesa come rinuncia alla qualità, ma come un ritorno alla semplicità, alla verità del prodotto. Il consumatore moderno è più informato, più consapevole, meno disposto a pagare cifre esorbitanti per un'etichetta senza un reale valore intrinseco. Cerca il vino che "parla" del suo territorio, che rispetta l'ambiente, che è frutto di un lavoro etico e sostenibile.

È imperativo che l'intera filiera si adegui a questa nuova visione. Il vino deve avere il "giusto rapporto": un prezzo equo che onori il lavoro del vignaiolo, rifletta la qualità del prodotto e sia accessibile a un pubblico più ampio.

Le istituzioni e le associazioni di categoria hanno un ruolo cruciale in questo. Normative più chiare e rigorose sui ricarichi, campagne di sensibilizzazione sul consumo consapevole e la promozione della cultura del vino di qualità ma accessibile, possono aiutarci a ristabilire un equilibrio di mercato e a ricostruire quel legame di fiducia con il consumatore che, in parte, si è perso.

Il futuro del vino in ristorazione non è nella corsa all'ultimo grido o nel lusso ostentato. È nel ritorno alle origini, alla valorizzazione della genuinità, della storia che ogni bottiglia racchiude. È nell'offerta di vini che emozionano, che sorprendono per la loro onestà, e non per il loro prezzo gonfiato.

Solo così potremo riconquistare la fiducia dei consumatori e riportare il vino al centro della tavola, come espressione autentica della nostra cultura e del nostro territorio, un bene prezioso da condividere con gioia e senza eccessi.

Parola di Ale

RICETTA
Spaghetti cacio e pepe vegetariani con bottarga
Una versione leggera e sorprendente di un classico amatissimo, rivisitato in chiave vegetale ma senza rinunciare al sapore.

Gli spaghetti in questo caso non sono di pasta, ma di zucchina! Tagliata a spirale, appena scottata per conservare la freschezza e la croccantezza dell'ortaggio. La base cremosa che avvolge il piatto è una salsa a base di anacardi e mascarpone.

Gli anacardi, lasciati in ammollo e poi frullati con il mascarpone e pepe nero macinato al momento, creano una crema vellutata e saporita, con un equilibrio tra dolcezza e intensità.

Una volta insaporiti gli spaghetti con questa salsa, si rifinisce il piatto con una grattugiata di bottarga – che aggiunge la giusta sapidità marina – e ancora un tocco generoso di pepe.

È un piatto che unisce leggerezza, eleganza e gusto deciso. Ottimo come antipasto tiepido o come primo piatto in un menu vegetariano che non ha paura di osare.

In abbinamento: Pagadebit “Ca' Longa” – Famiglia Baravelli (Modigliana)
Per accompagnare questo piatto abbiamo scelto un vino romagnolo che racconta il territorio di Modigliana: il Pagadebit “Ca' Longa” della Famiglia Baravelli.
Un bianco sapido, asciutto, con note di fiori di campo e una leggera vena vegetale. Perfetto per sostenere la cremosità della salsa, valorizzare la bottarga e ripulire il palato con eleganza.Un abbinamento che parla la lingua delle nostre colline, con autenticità e carattere.


Ale Fanelli
Vulcanico ristoratore, sperimentatore dei migliori vini e prodotti dell'Emilia Romagna
a.fanelli@gestint.it

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