Finalmente è il turno della Rebola

E’ abbastanza facile capire come mai la Romagna è così famosa nel mondo: basta essere forestieri e la risposta arriva da sé. Nella terra dei “pataca” è l’ospitalità delle genti a fare la differenza. Ti avvolgono in un caldo e confortevole abbraccio dal quale non ci si vuole più separare. Rimini ne è l’icona più eloquente e nota, con i suoi alberghi, il suo mare, le sue colline, i suoi cibi ed i suoi vini. Già, i suoi vini! Sangiovese e Rebola, per restare su vitigni italici. Del sangiovese se ne trova un primo accenno grazie all’Abate corianese Giovanni Battarra (1714-1789), all’epoca vinificato sovente assieme a piccole quote di trebbiano.

Più difficile, invece, trovare tracce della Rebola, seppure presente nel territorio riminese sin dalla seconda metà del 1300. Per i viticoltori riminesi, orfani di riferimenti letterari e storici al riguardo, si tratta dunque di mettere in piedi una storia attuale e di portarla in giro per il mondo, visto che davvero lo merita. Ovviamente a patto che si eviti di distrarre l’attenzione dell’ascoltatore/lettore per spiegare il perverso meccanismo per cui oggi il nome Rebola non può più essere usato per indicare il vitigno (oggi si deve usare Grechetto gentile) ma solo il vino che se ne ricava.

Ancora troppo poche le aziende dedite alla Rebola, e tra queste quella di Roberto Mascarin è certamente tra le più prodighe di spunti interessanti ed originali. L’azienda San Valentino, i cui terreni vitati si trovano a ridosso del colle di Covignano, appartiene alla famiglia Mascarin dal 1990. I primi vini a richiamare l’attenzione di pubblico e critica riportano ai primi anni ’90. Oggi, con il ritorno dell’enologo Luca D’Attoma e l’ingresso della famiglia Aureli nel capitale societario, si inaugura una nuova stagione per Roberto Mascarin e San Valentino. I risultati non si sono fatti attendere. James Suckling, in noto critico americano, ha attribuito ai vini di San Valemntino punteggi molto alti.

In fatto di grechetto gentile alias Rebola, Roberto ne realizza due versioni. Il Scabi bianco, etichetta storica di San Valentino, ora realizzata interamente con grechetto gentile, ed il nuovo ViVi, che ci mostra cosa può dare in tema di sapidità il grechetto gentile allevato su suoli adatti. “Il Vivi - ci racconta Roberto - vuole ricordare, ed è dedicato a Valeria Vivian, mia moglie, che ha condiviso con me la realizzazione del sogno San Valentino. Dalle sue iniziali nasce un’esortazione alla vita nonché una citazione al personaggio di Wonder Woman”.

La piccola parcella che dà vita alle poche bottiglie del ViVi (circa 3000) è a Croce di Montecolombo, su suoli argillo-calcarei. Il vino è ottenuto tramite fermentazione spontanea in acciaio inox, poi fatto maturare sulle fecce fini per 8 mesi con batonnage in vasche di cemento. La versione 2017, in commercio ora, dispiega una ampia e nitida palette di profumi: pera, salvia, mandorla, fiori di sambuco, per arrivare all’assaggio: un vero “coup de coeur”, un vino di slancio, originale, rinfrescante, sostanzioso e di viva sapidità.

Che sia questa la volta (e la strada) buona per la Rebola riminese?

COLLI DI RIMINI DOP REBOLA
Selezione ViVi 2017

SAN VALENTINO
Via Tomasetta,13
Frazione San Martino in Venti (RN)
www.vinisanvalentino.com


Giovanni Solaroli
Giornalista, degustatore ufficiale, docente AIS, per anni è stato il referente per la Romagna della Guida Ais nazionale Vitae. E' co-autore del primo e unico libro interamente dedicato all’Albana di Romagna.
giovannisolaroli@gmail.com

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