Un rosso romagnolo con il pedigree

Per arrivare alla storica Cantina Braschi non si deve far altro che percorrere una delle vecchie via di transito che collega la Romagna con la Toscana e che, partendo da Cesena, segue l’asse del fiume Savio. Una volta giunti a Mercato Saraceno, fermate il navigatore e, se proprio non riuscite a vedere l’enorme cartello che indica la cantina, fermate il primo passante e chiedete, proprio come si faceva una volta; tutti sanno dove si trova.

I Braschi fondarono la cantina nel 1949, e tramite Alberto l’hanno condotta sino al 2011. Gli attuali proprietari, i giovani Vincenzo Vernocchi e Davide Castagnoli ne hanno onorato sia l’anno di fondazione inserendolo nel logo aziendale, che l’attaccamento ai vitigni tradizionali, apportando nei vini quell’energia che li aveva caratterizzati negli anni più felici, riportando alla notorietà una delle cantine storiche della Romagna. Azione meritevole perché, come scrissi tempo fa, nel profilo a loro dedicato sul libro Albana, una storia di Romagna, quello che manca in Romagna è un archivio storico delle aziende vitivinicole che vada al di la dei cambi di ragione sociale o di partita iva. A quanto pare ci difetta la volontà collettiva di lasciare testimonianze complete e dettagliate alle generazioni future, e non ci si preoccupa a sufficienza di “scrivere la storia che si sta vivendo”.

Assume dunque maggior valore il lavoro di Vincenzo e Davide che, tramite i loro canali di comunicazione, ci forniscono, senza alcuna riserva, una ampia documentazione sui loro progetti. Per la produzione dei vini, la Tenuta Braschi si avvale di uve da tre vigneti differenti il cui nome viene riportato in etichetta: Monte Sasso, di 5,5 ettari situato su alte colline affacciate sul Savio (sangiovese e famoso), Campo Mamante (albana), di 24 ettari su suoli di argille e calcare situato a quote più basse e la storica Tenuta del Gelso (sangiovese e pagadebit) una decina di ettari a Bertinoro.

I meno giovani ricorderanno uno dei vini storici di Braschi, il sangiovese Tenuta del Gelso, vincitore di numerosi edizioni del Concorso del Tribunato dei vini di Romagna. Vino tutt’ora prodotto, naturalmente con etichetta completamente rinnovata. Il Sangiovese del Gelso, certamente non il più ambizioso della serie prodotta da Vincenzo e Davide, è un vino che parla alla “pancia” di chi lo beve, e lo fa anche piuttosto bene con quel delicato insieme (traduzione italiana del più raffinato termine “bouquet”) di profumi che rimandano alle ciliegie e alle spezie, e al suo farsi strada nel palato dispiegando tannini integrati e saporiti. Il 2016 poi, appare particolarmente riuscito, proporzionato nella struttura e di notevole freschezza gustativa. In due parole: ottima bevibilità.

Per gli amanti dei dettagli, ecco alcune specifiche: Vigna esposta est-sud-est su suoli argilloso calcarei, allevata a cordone speronato, (età media piante 25 anni) vendemmiata tra la seconda e la terza decade di settembre. Fermentazione in acciaio e successiva maturazione in botti grandi di Slavonia, poi breve affinamento in acciaio e vetro.

ROMAGNA SANGIOVESE SUPERIORE IL GELSO 2016
Euro 7,50 in cantina

BRASCHI: Viale Roma 37 - Mercato Saraceno (FC)
http://www.cantinabraschi.com/


Giovanni Solaroli
Giornalista, degustatore ufficiale, docente AIS, per anni è stato il referente per la Romagna della Guida Ais nazionale Vitae. E' co-autore del primo e unico libro interamente dedicato all’Albana di Romagna.
giovannisolaroli@gmail.com

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