Colli Bolognesi, salvaguardare viticoltura di collina

Il Consorzio Vini Colli Bolognesi traccia un primo bilancio sui danni che il forte maltempo ha causato nei territori coltivati dai suoi soci, oltre 1.000 ettari di vigneti che si estendono dalla zona di Sasso Marconi a Bologna San Lazzaro, da Monte San Pietro a Castello di Serravalle, Monteveglio e Zola Predosa. La viticoltura di collina che abbraccia la città di Bologna non è infatti stata risparmiata dalle precipitazioni eccezionali e persistenti che hanno interessato tutta la Regione. Frane e smottamenti hanno raggiunto in alcuni casi i vigneti, rendendo impossibile l’accesso in sicurezza agli stessi e non consentendo il lavoro sul campo in una fase vegetativa delicata, con condizioni climatiche avverse che potrebbero creare ulteriori complessità alla produzione.
Numerosi anche i problemi alle infrastrutture che hanno talora isolato le cantine, con il crollo di viabilità di accesso e l’interruzione dei collegamenti.
Dopo le piogge di queste ultime settimane il Consorzio Vini Colli Bolognesi tiene a sottolineare l’imminente “necessità di salvaguardare la viticoltura in collina e nelle zone di montagna, anche come prevenzione e risposta ai fenomeni climatici sempre più estremi che si stanno registrando negli ultimi anni – spiega il Consorzio in una nota - Il presidio degli agricoltori attivi limita i danni conseguenti a questi eventi: un terreno coltivato risulta più compatto, contenendo il rischio di smottamenti”.

Precipitazioni così estreme possono essere ancora più difficili da fronteggiare se arrivano dopo mesi di siccità – spiega Antonio Capelli, Presidente del Consorzio Vini Colli Bolognesi - È un fenomeno che ormai conosciamo bene e che riduce la capacità dei terreni di assorbire acqua. Un’agricoltura artigiana rispetto ad una formula intensiva può fornire qualche arma in più per far fronte a condizioni tanto avverse: grazie all’attenzione alla sostanza organica dei terreni è infatti possibile mantenerli più permeabili. Abbiamo il dovere di salvaguardare l’agricoltura di collina dopo le perdite ormai irreversibili dell’agricoltura di montagna”.


Redazione Emiliaromagnavini
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