Strozzapreti, viva la semplicità

Gli strozzapreti sono la massima espressione della semplicità. La pasta è fatta con due ingredienti: acqua e farina. C'è chi ci aggiunge anche il sale. L'impasto va fatto riposare minimo trenta minuti per garantire la necessaria elasticità. Poi la sfoglia va tirata, rigorosamente al matterello. Poi si fanno tante piccole strisce, come se fossero delle fettuccine di circa un centimetro e mezzo di larghezza. Ognuna, a sua volta, dovrà essere ridotta in pezzetti lunghi di massimo sette centimetri. Infine vanno arrotolate con le mani, strisciando un palmo sull’altro.

Nasce così una pasta che è parente stretta degli strangozzi umbri o dei pici toscani. Fondamentale poi diventa il condimento. E qui si apre un mondo. Il formato è perfetto per sughi a base di carne e di verdure poiché riesce ad avvolgere completamente il condimento. Ma gli abbinamenti possono essere tantissimi. A partire da un burro e parmigiano che può diventare sontuoso se si usano materie prime degne di tale nome: burro di malga e parmigiano con una stagionatura di oltre trentasei mesi. Potrebbe essere interessante anche una crema di San Marzano arrosto con stracciatella e pesto di basilico. Inoltre si abbinano alla perfezione ai classici condimenti della cucina romana: carbonara, gricia, amatriciana e cacio e pepe. Ma sublime è l’abbinamento con la salsiccia. Non guasterebbe la presenza dei piselli.

Gli strozzapreti sono nati quando la Romagna faceva parte dello Stato Pontificio e il sentimento anticlericale era alto, soprattutto nelle campagne. Sull’origine del nome ci sono diverse versioni. Una deriva dalla forma stessa di questa pasta che non è facilissima da inghiottire. Perciò si legherebbe ad una credenza popolare cui i preti sarebbero una categoria dall'appetito particolarmente vorace, e da qui l'augurio da parte delle classi più povere che questa pasta andasse loro di traverso mangiandola.

Un'altra leggenda racconta che i preti desideravano che questa pasta fosse preparata senza le uova, perché le volevano per sé cosicché i contadini dovevano arrangiarsi solo con farina, sale e acqua. Nello stesso tempo altri sostengono che il nome deriverebbe dall'azione che le massaie compivano nel preparare questa pasta quasi dovessero strozzare la sfoglia.


Davide Buratti
Giornalista in pensione, appassionato di enogastronomia. Nato e cresciuto in campagna, ha sempre mantenuto un forte legame con le sue tradizioni e con quei sapori che si irradiavano dal camino o dalla stufa a legna, quella di colore bianco che nelle sere invernali è stata il punto di riferimento per tante generazioni.
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