Intervista al neo ambasciatore Tortora

La Romagna sino a domenica scorsa gli era stata in parte indigesta. Nulla di personale ma quando per tre volte arrivi su un lato del podio senza salire sul gradino più alto, ecco un po’ di lappa in bocca ti rimane, malgrado non si parli di cachi. Massimo Tortora questa volta si è rifatto e con gli interessi. Solo che la soddisfazione non l’ha avuta con il Sangiovese di Romagna – tre Master: due secondi posti e un terzo – bensì con l’Albana.

Sommelier professionista da un decennio, titolare di un locale a Livorno, si è imposto al Master di Ais Romagna a Bertinoro su 17 sommelier da tutta Italia. La sua è stata una vittoria rocambolesca, di un solo punto, ultimo degli ammessi nella quaterna dei finalisti. Per Tortora si tratta di un nuovo prestigioso trofeo dopo avere vinto lo scorso anno nel Sagrantino, mentre nel 2016 è stato eletto Miglior sommelier della Toscana.

Tortora, dica la verità se lo aspettava?
No, anche perché è stato un confronto deciso dai dettagli.

Come ha conosciuto l’Albana?
Nei corsi Ais, mi ha incuriosito l’essere stata la prima Docg d’Italia di un bianco. Ho iniziato ad approfondirla sino a metterla in carta nel mio locale a Livorno. È tra i grandi bianchi nel nostro Paese, è un vitigno in crescita grazie a produttori che ne sanno esaltare la versatilità nelle diverse versioni.

Per lei questa vittoria cosa significa?
Prima di tutto, finalmente, un successo in Romagna. Aggiungo, una bella tappa di avvicinamento al Master nazionale mio prossimo obiettivo.

Per un anno sarà l’ambasciatore: come svolgerà il ruolo?
La farò conoscere in Toscana e organizzerò eventi a tema nel mio locale. Sono poi a disposizione per iniziative di Ais Romagna e del Consorzio Vini di Romagna.

Se fra qualche mese dovesse tornare in Romagna, dove andrebbe?
Da Giovanna Madonia a Bertinoro. Quella cantina non lo sa, ma con loro ho un debito. Ho scelto la loro Albana nella prova finale del Master e grazie a quel punteggio mi è andata bene. Se ho vinto lo devo anche a loro.

È conosciuta l’Albana in Toscana?
Necessita di avere quell’input che la imponga in maniera maggiore. Nel mio locale a Livorno ne ho diverse in carta e ho sempre riscontrato grande interesse. Ne ho fatta una buona scorta, sono certo infatti che questi giorni la domanda crescerà.

A proposito, cosa farà con i 2mila euro vinti?
Li investirò in vino. E soprattutto amplierò la carta Albana del mio locale.

Chiudiamo sulla Romagna del vino: cosa deve fare per essere conosciuta di più?
Avere più coraggio. Oggi non basta fare un buon vino, bisogna saperlo raccontare nel giusto modo. Penso che un ruolo centrale lo giocano i produttori, vera anima della vigna, nelle manifestazioni nazionali e internazionali. Bisogna solo crederci perché la Romagna ha tutte le carte in regola per farlo.


Filippo Fabbri
Calciatore mancato, giornalista per passione. Una stella polare, il motto del grande Gianni Brera: “Prima di scrivere un articolo bevi un bicchier di vino”. Perchè come diceva Baudelaire "bisogna diffidare degli astemi". Contatti: filfabbri@gmail.com
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