Scacco ai rossi

Finalmente la Romagna dei Bianchi alza la testa e mostra i suoi gioielli. Una manciata di autoctoni dai colori brillanti con una regina, l’Albana, che imperversa sulla scacchiera enologica romagnola in compagnia di due alfieri, il Trebbiano e il Famoso.

La cavalcata dei bianchi trova sostanza in questo 2021 nei responsi delle guide più autorevoli, con le 26 Eccellenze su 55 decretate dalla Guida Ais Emilia Romagna da Bere di quest’anno e i due recentissimi 3 Bicchieri targati Gambero Rosso (I Croppi, Romagna Albana Docg 2020 di Celli e Codronchio, Romagna Albana Docg di Fattoria Monticino Rosso), su appena sette vini premiati a sud del Reno. Numeri impensabili solo qualche anno fa quando i riconoscimenti ai bianchi di Romagna si contavano al massimo sulle dita di una sola mano.

A sfatare il mito che la Romagna sia esclusivamente terra da rossi certamente hanno contribuito i trend nazionali. Da qualche anno a questa parte in Italia, come del resto in gran parte del mondo occidentale (Russia e Cina a parte), il consumo e la richiesta di vini bianchi ha superato quella dei rossi. Motivazioni? Certamente il cambiamento climatico che ha dilatato i mesi caldi, la richiesta di abbinamenti più ‘leggeri’ a preparazioni gastronomiche meno impegnative e più ‘fusion’, il rito dell’aperitivo, letteralmente esploso dopo i mesi di lockdown, il boom del consumo femminile.

Ma al di là delle generalizzazioni è la Romagna dei vini bianchi che ha cominciato a credere in se stessa con una manciata di produttori (progressivamente diventata la maggioranza dei produttori) che ha puntato sulla bacca bianca, approfittando anche della versatilità dell’Albana. Questo cavallo di razza tutto romagnolo ha infatti permesso a ciascuno di sbizzarrirsi seguendo il proprio estro o la vocazione dei terroir di appartenenza, cercando la verticalità del vino o l’opulenza delle lunghe macerazioni, attraverso l’uso ragionato di acciaio, cemento legno o anfore. E le iniziative pro-albana non si sono fatte attendere. Fra queste il Master targato Ais Romagna e l’Albana Dèi promosso dal Consorzio Vini di Romagna appaiono le più efficaci per aprire alla regina romagnola una platea più vasta e nazionale.

In questo momento magico si inserisce anche il lavoro del Club dei bianchi in Romagna il sodalizio nato tre anni fa fra cantine eccellenti per promuovere, al di là dei marchi commerciali, il consumo dei vini a bacca bianca , cominciando dal proprio territorio, perché, prima di tutto bisogna essere profeti in patria. E i fatti stanno dando ragione al Club, quantomeno nei riconoscimenti ai vini prodotti. Dieci delle 26 eccellenze romagnole a bacca bianca laureate dalla guida Ais appartengono infatti a cantine del Club e entrambe le etichette bianche premiate dal Gambero Rosso sono farina del suo sacco. Senza dimenticare i successi conquistati nelle classifiche dell’Albana Dèi.

A questo punto la palla passa ai consumatori e soprattutto a chi il vino lo serve e lo propone ai tavoli di ristoranti, trattorie, bistrot, wine bar e enoteche. Tocca a loro prendere coscienza del ‘magic moment’ dei bianchi romagnoli e del valore aggiunto che ciascuno di loro può dare alle proprie proposte gastronomiche proponendo in abbinamento il territorio. E' una storia inedita tutta da raccontare, in contrapposizione alla parata un po’ stanca dei soliti noti. Con una carta in più da giocare. Le etichette bianche, da Imola a Rimini, hanno un ottimo rapporto qualità prezzo. Un particolare che certo non guasta.


Maurizio Magni
Giornalista e sommelier è responsabile della guida Emilia Romagna da Bere. A tavola e nella vita è sostenitore del libero arbitrio e del paradosso francese.
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