La grassa Bologna chiama l'Unesco

Dopo i portici, la “grassa” vuole il riconoscimento della sua gastronomia dall’Unesco. La Città metropolitana di Bologna ha avviato il percorso di candidatura della “Cultura gastronomica bolognese” conosciuta in tutto il mondo. Dal 4 aprile 2018, data che segna ufficialmente la decisione del Sindaco Virginio Merola e della Città metropolitana di intraprendere il percorso di candidatura, è stato istituito un gruppo di lavoro ad hoc, sotto la direzione scientifica di Andrea Segrè e coordinato dal Capo di Gabinetto della Città metropolitana Giuseppe De Biasi.

Il gruppo ha effettuato uno studio ad ampio raggio, consultando le molteplici realtà del settore presenti sul territorio dal quale è scaturito un documento conclusivo che costituisce il “Progetto di attivazione del Tentative List”, premessa indispensabile per avviare la candidatura.

I perché della candidatura
Sono tante le testimonianze a supporto dell’iniziativa in ambito culinario sia nell’industria di trasformazione, nel suo rapporto fra il campo e la tavola. “La parola agroalimentare assume un significato unico e il settore è un solido pilastro dell’economia della città metropolitana di Bologna e un sistema tra i più avanzati a livello internazionale per la sua capacità di creare un continuo rapporto tra uomo, terra e tecnologia”, si legge in una nota.

Una ricerca, effettuata dal Gruppo di studio a supporto delle motivazioni alla candidatura ha rilevato che il termine «Bolognese» rappresenta di fatto un vero e proprio «marchio» che viene sfruttato commercialmente in ogni angolo del mondo, oramai senza nessun limite.

Bolognese sounding
Il «Bolognese sounding» è un fenomeno oggi dirompente inquadrato nel più vasto fenomeno del “Italian Sounding”, che viene attuato in tutti gli angoli del mondo: tale pratica rappresenta la forma più eclatante di concorrenza sleale e truffa nei confronti dei consumatori e produttori italiani, soprattutto nel settore agroalimentare e della ristorazione.

I comportamenti del “Bolognese sounding” sono tuttavia considerati leciti e non perseguibili legalmente in quasi tutti i paesi al mondo.

La fama del marchio «Bolognese» dipende anche dal successo «Spaghetti alla bolognese»: il che non vuol dire che dobbiamo dare legittimazione a questo fenomeno (gli unici a guadagnarci sono le multinazionali del cibo e della ristorazione).

Andrea Segrè
Bologna e il suo territorio – sottolinea Andrea Segrè, professore dell’Alma Mater di Bologna e coordinatore scientifico del Gruppo di lavoro – vengono spesso identificatati semplicemente nella mortadella e nel ragù o, peggio, negli «spaghetti alla bolognese»: il rischio di perdere l’identità storica è molto concreto, tutto si sta banalizzando e appiattendo verso il basso. Invece la Cultura Gastronomica Bolognese, come abbiamo dimostrato per la prima volta con questo studio, rappresenta un unicum che non ha eguali a livello mondiale. Un sito fatto di prodotti della terra, di cibi, di mestieri, una popolazione carica di giovialità, convivialità ed accoglienza, tutte caratteristiche richieste dall’Unesco elementi necessario per il riconoscimento. Per il rilancio post pandemico il consumo alimentare e gli stili di vita salutari avranno un ruolo centrale e dunque la valorizzazione di un patrimonio esistente e ancora radicato saranno le basi per un rilancio dell’economia locale e del turismo internazionale”.


Redazione Emiliaromagnavini
Storie di vino e di cibo che meritano di essere raccontate. Vigneron intimamente legati alla loro terra, cuochi avvezzi alla materia prima e alla tipicità, eventi che fanno grande l'Emilia Romagna. Perché bere e mangiare sono prima di tutto un atto agricolo. Tutto il resto è noia. Per scrivere alla redazione: redazione@emiliaromagnavini.it
redazione@emiliaromagnavini.it

Copyright © Emilia-Romagna Vini - Iscritto al Registro Stampa presso il Tribunale di Forlì al n. 11/18