A Cesena il Festival del Cibo di Strada

Il prossimo fine settimana, fra il 7 e il 9 ottobre, Cesena tornerà ad essere la capitale del Cibo di Strada, manifestazione nata proprio nella città malatestiana. L’idea fu di Gianpiero Giordani che valorizzò un modo di mangiare iniziato tremila anni fa in Grecia quando, ad Atene, i venditori ambulanti preparavano nei propri baracchini minestre di fave e zuppa calda di ceci. Piatti semplici, veloci e saporiti che sfamavano i passanti. Periodo nel quale nell'antico Egitto, al porto d'Alessandria, per un pranzo veloce e senza troppe pretese economiche, gli ambulanti proponevano a marinai e passeggeri un fritto di pesce o qualche spiedino di carne.

Dopo un periodo di letargo è stato riscoperto riscuotendo un successo enorme e meritato. Stiamo parlando di delizie per il palato. Ma anche di comodità, in quanto si tratta di un mangiare informale, senza fronzoli, senza etichette da seguire, che vive all’insegna dei sapori esclusivi e genuini in grado di offrire. A sdoganarlo definitivamente è stata la guida Michelin che nel 2016 diede una stella a Chan Hon Meng, dal 2009 chef e proprietario di due chioschi “Hill Street Tai Hwa Pork Noodle” e “Hong Kong Soya Sauce Chicken Rice and Noodle” nel quartiere Chinatown di Singapore. Da allora c'è stato un crescendo rossiniano che solo il Covid ha rallentato. Ma tutto lascia credere che continuerà la crescita e arriveranno anche gli chef stellati. Del resto ci sono già state esperienze interessanti da parte di Heinz Beck e Mauro Uliassi.

Oggi, secondo i dati della Fao, circa 2,5 miliardi di persone mangiano cibo di strada ogni giorno. Non a caso risulta che è la scelta preferita tra i turisti italiani: da un sondaggio fatto on line da Coldiretti risulta che il 73% ha acquistato alimenti da asporto in chioschetti o negozi. In Romagna la regina è la piadina, ma non si può dimenticare il pesce fritto al cartoccio. Ma ogni regione ha il suo cibo di strada che ne rappresenta non solo la cucina, ma anche la tradizione. L’elenco è lunghissimo ed è impossibile citare tutte le specialità. Di sicuro ci sono: arancini di riso, arrosticini, babà, farinata, focaccia di Recco, panino al lampredotto, olive all’ascolana, panino con la meusa (milza), panigacci della Lunigiana, panino con la porchetta, pizza, baccalà fritto, baldino, borlenghi, cannoli siciliani, castagnaccio, crescentine e gnocco fritto, pane e panelle, seadas, torta al testo, erbazzone o scarpazzone, gofri, granita e grattachecca, gelato, grifi e la pizza bianca con la mortadella.


Davide Buratti
Giornalista in pensione, appassionato di enogastronomia. Nato e cresciuto in campagna, ha sempre mantenuto un forte legame con le sue tradizioni e con quei sapori che si irradiavano dal camino o dalla stufa a legna, quella di colore bianco che nelle sere invernali è stata il punto di riferimento per tante generazioni.
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