Territorio

Ravennate

Dai confini naturali del fiume Santerno a nord, alla piana che scende verso Ravenna fino ad arrivare al mare Adriatico: in questi territori la cucina tradizionale è legata a quello che regala la terra dell'orto e dell'aia. Tra i primi piatti tipici troviamo i cappelletti di Romagna e i passatelli, piatto semplicissimo ma sempre di grande richiamo e succulenza. Tra i piatti di carne il pollo di cortile al tegame è una pietanza semplice da preparare e assai gustosa, da gustare con un bel bicchiere di Albana Secca, magari anche affinata in legno. Il Belecot è un incrocio tra un salame fresco e un cotechino e come quest'ultimo viene cotto e servito bollente a fette, adagiato su un letto di purè di patate. I tortellini dolci sono un tipico dolce delle feste del periodo autunnale e invernale. Infine, la saba, prelibato nettare ottenuto da una lenta cottura a fuoco diretto di un mosto di uve trebbiane, un prodotto che trae le sue origini dalle usanze degli antichi romani.



Ravenna una città piena di meraviglie Patrimonio mondiale dell’Umanità


Sembra una movimentata spy story, la storia dei resti mortali di Dante Alighieri (1265-1321). Fra tombe profanate, ossa scomparse, passaggi segreti e nascondigli scoperti per caso. Dopo secoli di diatribe fra Firenze (città natale, ma anche città crudele che ne decretò l’esilio) e Ravenna (dove il Sommo visse gli ultimi anni fino alla morte), il finale, come si sa, è che oggi Dante riposa a Ravenna.
La sua tomba è in pieno centro, accanto alla Basilica di San Francesco. Un luogo pieno di pace e di spiritualità dove i visitatori vengono invitati a rispettare la consegna del silenzio, mentre passeggiano nel chiostro immerso in un bel giardino. All’interno del complesso dei chiostri c’è il Museo Dantesco, ora ulteriormente ampliato. Il percorso racconta gli ultimi significativi anni della vita di Dante. Il pubblico può scoprire poi, una nuova ricostruzione del volto di Dante realizzata dai ricercatori e antropologi dell’Università di Bologna, grazie all’impiego di sofisticate tecnologie informatiche associate a piu’ tradizionali tecniche di ricostruzione fisiognomica. Il modello tridimensionale ottenuto dovrebbe essere molto vicino alle vere fattezze del poeta.
A Ravenna naturalmente non c’è però soltanto Dante. La bellezza di Ravenna parte da molto lontano, da molti secoli prima del Medioevo e del dolce Stil Novo. Questa era l’antica capitale dell’Impero Romano d’Occidente. Città simbolo della fusione fra Oriente (i bizantini arrivavano dal Bosforo) e Occidente, Città ricca di mosaici preziosi, basiliche, battisteri, curiosi campanili cilindrici. E poi il mare e quel polmone verde che è la pineta selvaggia, cantata da George Byron. C’è da sorprendersi se Ravenna è stata proclamata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità?
Se arrivate a Ravenna per la prima volta, ma anche se già la conoscete, il consiglio è semplicemente camminare senza fretta. Ci sono tantissime cose da vedere e da scoprire, ma la città è piccola e raccolta. Tutto è a distanza di facili passeggiate. Ma se proprio bisognasse stilare una lista delle cose da avere visto, prima di ripartire, beh allora è facile: le otto meraviglie dichiarate siti Unesco. Scintillanti e uniche al mondo sono: il Mausoleo di Galla Placidia e quello di Teodorico, la Basilica di Sant'Apollinare Nuovo e di Sant'Apollinare in Classe, il Battistero degli Ariani e quello Neoniano, la Cappella di Sant'Andrea e la Basilica di San Vitale con i suo misteriosi labirinti disegnati sul pavimenti delle cattedrali. Un grande spettacolo archeologico è la Domus dei Tappeti di Pietra: il visitatore entra all’interno e nella penombra di un antico palazzo romano, sfarzoso quasi all’inverosimile con pavimenti a mosaico ricchissimi. Chissà chi era il ricco proprietario, amante del bello e dell’arte, di questa abitazione.

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Marina di Ravenna


Itinerario Dantesco nella Romagna dello Spungone


Qualcuno ha definito Dante “il primo turista della Romagna”, e sicuramente il Sommo Poeta ha
conosciuto bene questo territorio, dove ha trascorso buona parte del suo esilio: lo testimoniano i
numerosi riferimenti presenti nella Commedia a luoghi, personaggi, vicende romagnole. E tracce
dantesche si incontrano, naturalmente, anche nella Romagna dello Spungone.

Polenta
Il nostro viaggio comincia da Polenta, piccola frazione del Comune di Bertinoro, luogo d’origine della
famiglia Da Polenta, che offrì a Dante protezione nel suo ultimo rifugio ravennate. Qui si può visitare
la Pieve di San Donato, risalente al X secolo, che al suo interno conserva ancora molte parti della
costruzione originaria (in particolare, colonne e capitelli). La sua fama è legata all’ode che le dedicò
Giosuè Carducci, in cui si chiede "orse qui Dante inginocchiossi". Ed è veramente possibile che
l’autore della Commedia abbia frequentato questo luogo, durante la sua permanenza ravennate presso
Guido da Polenta. Così come è possibile che qui abbia pregato anche Francesca da Polenta,
appartenente alla stessa famiglia, e celeberrima protagonista insieme all’amante Paolo Malatesta del V
Canto dell’Inferno.
Ogni anno la Pieve ospita cicli di letture dantesche.

Bertinoro
Dante cita Bertinoro nel XIV Canto del Purgatorio, quando incontra i romagnoli Guido del Duca (che
fu giudice a Bertinoro) e Rinieri da Calboli, con cui parla della corruzione morale che affligge la loro
terra:
O Bretinoro, ché non fuggi via,
poi che gita se n’è la tua famiglia
e molta gente per non esser ria?
(Purgatorio, Canto XIV, vv. 112-114)

Poco prima, rimpiangendo i tempi andati e ricordando gli antichi romagnoli virtuosi, il poeta nomina
anche il bertinorese Arrigo Mainardi, che ha lasciato una traccia importante nella storia della cittadina.
Secondo la tradizione, infatti, furono proprio Arrigo Mainardi e Guido del Duca, nel XIII secolo, a far
costruire la Colonna delle Anella, ancora oggi monumento simbolo di Bertinoro.
A breve distanza dalla Colonna, sorge ancora oggi l’imponente Palazzo Mainardi, sulla cui facciata è
visibile lo stemma della famiglia dalle tre mani.

Castrocaro
Castrocaro fu a lungo la capitale del potere mediceo in Romagna e viene citata da Dante nello stesso
XIV canto del Purgatorio in cui si parla di Bertinoro, denunciando la degenerazione dei costumi:
Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia; 
e mal fa Castrocaro, e peggio Conio, 
che di figliar tai conti più s’impiglia.   
(Purgatorio, Canto XIV, vv. 115-117)

I veementi versi oggi campeggiano sul muro della chiesa romanica di San Nicolò (decorata all’interno
con begli affreschi di scuola marchigiana del XV secolo). La chiesa si trova nel cuore del borgo
medievale di Castrocato, dove sorgono anche il Palazzo dei Capitani e il Palazzo del Bargello. A
dominare dall’alto, l’imponente fortezza medievale.
Ma c’è un altro legame, più sottile, con il ghibellin fuggiasco e la sua Commedia: nella seconda metà del
XIII secolo, infatti, Castrocaro fu un possedimento Gianciotto Malatesta, il marito assassino di
Francesca da Polenta, protagonista del V canto dell’Inferno.

Forlì
L’ideale percorso sulle tracce di Dante in Romagna non può tralasciare Forlì, dove il poeta soggiornò a
più riprese, fin dall’inizio del suo esilio quando, nel 1303, fu ospite di Scarpetta degli Ordelaffi, in veste
di segretario. Lo ricorda una lapide posta su Palazzo Albicini (dove all’epoca si estendeva la Caxa
Grande degli Ordelaffi). E sono vari i passi della Divina Commedia in cui si parla delle vicende
forlivesi. Nel Canto XXVII del’Inferno si fa riferimento al “sanguinoso mucchio”, cioè la cruenta battaglia
fra i ghibellini forlivesi e un esercito di francesi inviato dal Papa: la citazione compare nella targa affissa
sul campanile di San Mercuriale in Piazza Saffi.
Poco distante sorge il Palazzo dei Calboli, casata a cui apparteneva Rinieri, incontrato da Dante nel
Canto XIV del Purgatorio: anche qui una targa riporta i versi del poema.
E Forlì compare ancora nel Canto XVI dell’Inferno, in una similitudine che paragona la cascata
dell’infernale Flegetonte a quella dell’Acquacheta: Dante, preciso come sempre, ricorda che il fiume si
chiama così solo in alto, ma quando arriva a Forlì prende il nome di Montone.

Ravenna
E’ Ravenna – e non poteva essere diversamente – l’ultima tappa dell’itinerario. Qui Dante visse gli
ultimi anni, sotto la protezione di Guido da Polenta (probabilmente in quella che oggi è chiamata Casa
Scarabigoli, come ricorda una targa sulla facciata); qui fu celebrato il suo funerale nella Basilica di San
Francesco, detta “chiesa di Dante”; qui c’è la sua tomba, a pochi passi dalla quale si trovano il Museo e
la Biblioteca del Centro Dantesco.
E, naturalmente, anche Ravenna, i suoi personaggi e i suoi luoghi sono più volte citati nella Commedia.
Ricordiamo, fra tutti, la Pineta di Classe, a cui si fa riferimento nella descrizione del Paradiso terrestre:
ma con piena letizia l’ore prime,
cantando, ricevieno intra le foglie,
che tenevan bordone a le sue rime,
tal qual di ramo in ramo si raccoglie
per la pineta in su ‘l lito di Chiassi,
quand’Eolo scilocco fuor discioglie.
(Pg. XXVIII, 16-21)

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