Territorio

Faentino

Nelle vallate dei fiumi Lamone, Marzeno e Senio, proseguendo rispettivamente verso Marradi, Tredozio e Palazzuolo sul Senio, piatti e sapori della tradizione rivivono in ricette dalle origini antiche e dal sapore sempre attuale. A Tredozio il Bartolaccio è un grosso raviolo rettangolare ripieno di patate, dadolata di pancetta e parmigiano da cuocere su teglia. Nel Brisighellese ha origine la spoja lorda, "sfoglia sporca" all'uovo servita in broda. Ancora oggi si trova in alcuni forni il Migliaccio (Bùrlèng), una ciambella rettangolare di colore scuro con cioccolata, bucce d'arance, limoni canditi e saba. A Brisighella è famoso il carciofo "moretto", che nasce spontaneo nei calanchi ed è molto saporito: può essere mangiato crudo oppure leggermente lessato, in entrambi i casi l'abbinamento ideale è con l'Olio di Brisighella Dop. Infine, a Castelbolognese nasce E Brazadèll, ciambella salata tonda col buco dal sapore inconfondibile.



Faenza Il giro del mondo attraverso la ceramica


La fila geometrica del loggiato. Il marmo rosato delle colonne. La fontana (1619) che sprizza zampilli ed è avvolta da un magico pulviscolo di goccioline. La passeggiata sotto i portici. Come è bella Piazza del Popolo di Faenza. Guardatela: è il salotto elegante di Faenza. La sera diventa ancora più romantica con la Reggia dei Manfredi (oggi è il palazzo sede municipale) che si staglia nell’oscurità. Insomma basta un’occhiata per capire perché i Romani decisero di battezzare questo posto “Faventia” cioè luogo favorevole, caro agli dei. In effetti la città ha davvero una posizione strategica: è sulla via Emilia, a due passi dal mare, ma è anche all’incrocio con un’antichissima via che congiungeva il porto di Ravenna con il mar Tirreno.
Insomma una piccola città d’arte un po’ rinascimentale e un po’ barocca. Strade, piazze, chiese creano una splendida scenografia di un’epoca storica che va soprattutto dal 1400 al 1700.
Tutto vero. Ma se guardate bene, riuscirete a riconoscere con facilità il reticolo stradale originario, quello dell’antica Roma. Bisogna andare sotto la Torre dell’Orologio in piazza del Popolo per trovarsi sotto i piedi l’esatto punto di incrocio il decumano massimo e il cardine massimo (che la dividevano in quattro zone, gli attuali rioni del centro storico). Il decumano massimo coincideva con la via Emilia (oggi Corso Saffi - Corso Mazzini). Il cardine massimo coincide oggi con Corso Garibaldi e Corso Matteotti. In piazza c’era naturalmente il foro. Basta chiudere gli occhi per immaginarsi un viavai di pepli e sandali…
E oggi? Oggi Faenza è famosa in tutto il mondo per le sue ceramiche. Lo sapevate che in inglese e in francese per dire “ceramica d’arte” si dice “faience”?
Oggi le botteghe ceramiche sono circa una cinquantina.
Ognuna è un piccolo museo, alcune organizzano dimostrazioni e laboratori. Ogni ogni bottega ha la sua caratteristica. Troverete ceramiche a forma di gatto o di altri animali, immagini sacre, vasellame decorato come quello da che si regalava alle regine per le nozze
Ecco perché il museo più celebre è il Mic, il Museo Internazionale delle Ceramiche. Tanti pezzi rari: dalle raccolte classiche dell’antica Grecia ai contemporanei del 2000, dalle ceramiche precolombiane a quelle del Nord Europa. E’ uno dei più importanti del mondo. Tanto è vero che è stato riconosciuto dall’Unesco come “Monumento testimone di una cultura di pace”.
Se avete ancora un po’ di tempo regalatevi un… piccolo viaggio in treno. Ma un treno speciale. Da Faenza parte infatti il piccolo treno per Firenze. Una linea ferroviaria storica che sale e scende fra boschi e montagne e approda in Toscana. Un lampo di poesia.

DA NON PERDERE
Il Museo delle Ceramiche
Una foto ricordo davanti alla Fontana Seicentesca
Una passeggiata in Corso Mazzini
L’Olio di Brisighella Dop
Il treno Faenza-Firenze
La sosta in una bottega ceramica artigianale

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