Museo della Pasta

Corte di Giarola Strada Giarola, 11 - Collecchio (PR)

Tel.: 0521-821139 - E-mail: prenotazioni.pasta@museidelcibo.it
http://www.museidelcibo.it
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Un percorso che dal chicco di grano conduce alla scoperta di uno dei piatti più identitari della nostra regione

Da un'idea di Ettore Guatelli e di Pietro Barilla
La pasta, un prodotto assolutamente identitario per l’Emilia-Romagna, ha oggi un luogo dove scoprirne la storia, dalle origini preistoriche alle più moderne tecniche di produzione. Questo museo è, infatti, dedicato alla lavorazione della pasta industriale. Allestito anche grazie a fondi del PSR 2007-2013 (Misura 313 – Incentivazione delle attività turistiche), il Museo della Pasta ha sede alla Corte di Giarola, uno splendido complesso monastico, risalente al medioevo, che si trova a Collecchio in provincia di Parma. Una corte agricola medievale, posta sulla sponda destra del fiume Taro, in asse con la Via Francigena, che ospita anche il Museo del Pomodoro. Fanno entrambi parte del circuito dei Musei del Cibo della provincia di Parma a completare un percorso di approfondimento dei più importanti prodotti alimentari del territorio. Il Museo della Pasta è stato realizzato con il contributo della Provincia di Parma, del Comune di Collecchio, dell’Ente di gestione per i Parchi e la biodiversità Emilia Occidentale, ma anche di aziende della filiera della pasta come il Mulino Agugiaro & Figna, i produttori di macchinari Storci e i fratelli Barilla. La sua storia è un po’ particolare. Non a caso il museo sorge a pochi chilometri di distanza dagli stabilimenti della Barilla, una delle aziende leader nel mercato mondiale della pasta e dei prodotti da forno. Il direttore del museo, Giancarlo Gonizzi, ci racconta che tutto iniziò da una telefonata del poeta Attilio Bertolucci che chiedeva a Pietro Barilla di aiutare Ettore Guatelli, un maestro elementare di Ozzano del Taro, che si era indebitato a forza di raccogliere vecchi strumenti dell’agricoltura di una volta. Dall’incontro di Guatelli con Barilla, che acquisterà parte dei materiali collezionati, nasce forse già un’idea di un museo della pasta. Una passione per le tradizioni e il territorio, che ritroviamo certamente all’interno di questo museo che, partendo dal chicco di grano e risalendo la filiera produttiva, ci regala uno sguardo sulla nostra cultura enogastronomica.

Le origini della pasta
In dieci sezioni, il museo illustra al visitatore la conoscenza storica, tecnologica e culturale della pasta. La prima sezione, dedicata al grano, alle sue caratteristiche e alle modalità di coltivazione, presenta modelli, attrezzi agricoli antichi e documenti che testimoniano l’evoluzione delle tecniche agricole. Il percorso inizia rispondendo ad un importante quesito, il perchè l'umanità ad un certo punto decise di usare i cereali per vivere. Il riso in Cina, il mais in America e il grano in Asia, Africa e Europa. Dal principio la pasta era fatta a mano, e alla preparazione casalinga della pasta fresca, è dedicata una piccola sezione del museo dove viene raccontata, attraverso piccoli attrezzi domestici, l’arte del matterello e la straordinaria varietà della più ricca collezione italiana di speronelle, le rotelle per tagliare la pasta. Ma la vera rivoluzione nella produzione della pasta si ebbe con l'invenzione della pressa e della trafila, ovvero una piastra di metallo, rame o bronzo, con dei fori che danno la forma alla pasta. L'uso della trafila e della semola di grano duro, che permettono di ottenere un prodotto più idoneo alla conservazione e di lunga durata, fa si che la pasta avesse il predominio alimentare. La seconda sezione è anche dedicata alla macinazione, alle varie tipologie di mulino, con modelli e iconografia storica di grande interesse. La ricostruzione di un mulino a macine e di un moderno mulino a cilindri. Le origini della pasta secca sono mediorientali, qualcuno dice da parte ebraica, altri da parte araba. Arriva in Italia attraverso la Sicilia, dove c’è la possibilità di coltivare grano duro. Da qui si sposta in Puglia e poi, via nave, in Africa e su fino a Genova. Un lascito ereditario di pasta secca ne testimonia la presenza a Genova nel 1263.

Cultura della pasta
Ma quali erano i primi formati di pasta e le usanze locali? Storicamente la pasta “Genova” era di tipo corto, la pasta “Napoli” di tipo lungo mentre la pasta “Bologna” all'uovo. l museo prosegue poi il suo percorso illustrando le prime macchine industriali fino ad arrivare a quelle a ciclo continuo più moderne. Oltre 100 trafile di bronzo, appese alle pareti, ci mostrano la ricchezza dei formati di pasta in uso lungo il nostro stivale. La fedele ricostruzione di un vero pastificio industriale della prima metà dell’Ottocento e alcune macchine antiche provenienti da un laboratorio artigianale emiliano del secolo scorso, consentono al visitatore di comprendere le varie fasi di produzione della pasta. Attraverso dei video vengono poi illustrate le modernissime tecnologie impiegate negli odierni pastifici industriali per garantire un prodotto di alta qualità. Una sezione del museo è dedicata anche alla “cultura della pasta”, con approfondimenti sulla comunicazione (manifesti, locandine, affiches storiche realizzate da cartellonisti e grafici di fama), sulla gastronomia (storia dello scolapasta, dei ricettari e abbinamenti ideali tra formati e condimenti delle varie regioni d’Italia) e sulla pasta nell’arte (dai dipinti ai francobolli). La visita si conclude con uno sguardo sulla corretta alimentazione: dalla nutrizione agli stili di vita, non trascurando il tema della sostenibilità ambientale.Inaugurato nel 2003, il Museo del Parmigiano-Reggiano, racconta la storia, le tradizioni e i sapori di un prodotto unico e inimitabile, frutto di una terra dove la qualità è uno stile di vita.

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