A Comacchio una vecchia struttura per la lavorazione del pesce, l'anguilla in particolare, è oggi un museo. Dove si può vedere come viene eseguita la marinatura e gustare il sapore inconfondibile di questi prodotti.
La fabbrica dell'anguilla, regina delle valli di Comacchio
Comacchio, la città dei tre ponti, ospita il museo dedicato alla regina di questi territori: l’anguilla. La struttura è nata dal sapiente recupero della vecchia fabbrica per la marinatura. L’anguilla viene servita nei ristoranti della zona, cucinata in molti modi, ma sempre seguendo le ricette della tradizione: fritta, in umido, in brodetto, “a becco d’asino”, arrostita o con le verze. Poiché la stagione di pesca si concentra in un periodo molto limitato (novembre e dicembre), le anguille, per essere conservate più a lungo, vengono marinate nell’aceto. Siamo all’interno del Parco del Delta del Po dell’Emilia-Romagna, unico nel suo genere per caratteristiche territoriali ed ecologiche: copre infatti una superficie complessiva di oltre 52.000 ettari di aree considerate tra le più produttive e ricche di biodiversità al mondo. L’antica fabbrica, situata in prossimità dell’abitato di Comacchio, dava occupazione ad un gran numero di maestranze il cui lavoro, con svariati compiti, ruotava attorno alla produzione dei marinati. Qui venivano portate tutte le anguille pescate nelle valli, per essere selezionate per la vendita al consumo fresco o per la trasformazione.
Un luogo dal fascino e dall’odore antico
La fabbrica offre al visitatore un percorso espositivo sull’intero ciclo della lavorazione del pesce e l’opportunità di vedere, dal vivo, le operazioni necessarie per la marinatura. Il museo è un’esperienza unica: qui l’anguilla e gli altri pesci marinati (acquadella e acciuga) sono lavorati come un tempo, grazie all’attività dei volontari e degli operatori del parco. Le tre aree espositive corrispondono ad altrettanti spazi architettonici; la prima zona costituisce anche il punto informativo “Centro storico di Comacchio e Valli di Comacchio” e di vendita dei prodotti tipici. La sala dei fuochi, realizzata all’inizio del ‘900, contiene dodici grandi camini; qui venivano preparate, selezionate, tagliate, cotte e inscatolate le anguille marinate, oggi anche presidio Slow food. L’attività del laboratorio è attualmente limitata ad un ristretto periodo dell’anno: da ottobre a dicembre, quando le anguille sessualmente mature sentono l’istinto di emigrare verso il mare. Vengono catturate ancora con le caratteristiche trappole dette lavorieri e velocemente lavorate, rimettendo così in funzione l’antico ciclo di produzione ed in particolare riattivando, per la cottura, alcuni dei dodici camini storici. Plastici, immagini, proiezioni e terminali interattivi di video-consultazione forniscono tutte le informazioni utili per intraprendere la visita al museo. Per il visitatore anche conferenze a tema, degustazioni guidate e approfondimenti suggestivi come i filmati d’epoca sulla lavorazione dell’anguilla.
Dal fiume alla salamoia
Proseguendo la visita, ci si imbatte nelle marotte: la maròta o marutina è una particolare imbarcazione-vivaio a fondo piatto, coperta lungo tutta la superficie superiore, con fori e fessure per permettere di mantenere in vita i pesci durante il trasporto. Questi vivai galleggianti erano realizzati dai calafati, maestri artigiani costruttori di barche. Le marotte arrivavano dal canale alla calata, punto di accesso delle barche allo stabilimento, che costituiva la banchina di approdo per la consegna delle anguille. In questo locale era scaricato il pesce delle valli di Comacchio destinato alla marinatura e si procedeva alla prima lavorazione del prodotto, selezionandolo in base alla pezzatura. Da qui veniva portato nella sala dei fuochi,dove abili pescatori tagliavano la testa e la coda dell’anguilla, infilzandola poi in lunghi spiedi; il pesce era quindi pronto per essere arrostito nei camini, con legno di quercia e faggio. Infine si procedeva alla vera e propria marinatura: sfilato dagli spiedi, veniva inserito nei barili sotto salamoia, che, oggi come allora, è fatta da aceto di vino, foglie di alloro, acqua e sale, ovviamente proveniente dalle vicine saline di Cervia. L’itinerario si conclude nella sala degli aceti, dove sono custodite le botti e i tini di varie dimensioni, che contengono la concia per la conservazione.
